BOTSWANA

Safari  in tenda attraverso il Chobe NP e il delta dell’ Okawango.

Come avrete ormai capito siamo amanti della natura e adoriamo osservare gli animali nel loro habitat naturale.  Per questo motivo, non potendo aspettare oltre, abbiamo deciso di organizzare un safari africano e osservare così i suoi animali allo stato selvaggio.

Per fare ciò abbiamo scelto lo stato che più ci garantiva integrità e autenticità dell’ ambiente naturale, il Botswana.

Questo paese è poco conosciuto e poco frequentato dal turismo di massa per scelta precisa del governo locale.

Dotato di fonti alternative di ricchezza, come giacimenti di minerali e pietre preziose, il piccolo stato del Botswana ha deciso di preservare le riserve naturali nel modo più assoluto, evitando ogni intervento umano che possa modificare lo stato dei luoghi e l’ equilibrio tra natura e animali.

La presenza umana è ridotta in pochi villaggi, le strade asfaltate sono limitate alle direttrici nord/sud mentre le piste tracciate per attraversare le varie riserve non hanno manutenzione, se un albero cade in seguito ad un temporale, rimane dove la natura  lo ha fatto cadere e nulla viene alterato dalla mano dell’ uomo.

Le mandrie di animali da allevamento non vengono introdotte in nessuna delle aree protette per evitare la contaminazione degli animali selvatici con mangimi o farmaci di sorta somministrati ai primi.

Questo fa si che in Botswana siano presenti il maggior numero di specie diverse di animali selvatici presenti nel continente africano, e tanto da far si che il simbolo del paese sia divenuto il Licaone, specie molto rara di cane selvatico.

Licaoni animale simbolo del Botswana
Licaoni animale simbolo del Botswana

Logica conseguenza è che anche le strutture turistiche siano ridotte all’ osso tanto che se il vostro desiderio fosse quello di soggiornare in lussuosi lodge, è meglio che dirottiate la vostra attenzione verso altri paesi come il Kenia o la Tanzania.

Ovviamente non è possibile viaggiare nel paese in completa autonomia, a meno di non desiderare di subire ogni sorta di incidente, anche mortale, per cui come in altre occasioni abbiamo deciso di aggregarci ad un viaggio organizzato da Avventure nel mondo.

Con il giusto  spirito di adattamento ci siamo imbarcati su un aereo Emirates che, dopo uno scalo d’ obbligo a Dubai, ci ha portato a Johannesburg in Sud Africa. In spalla avevamo uno zaino di 14 kg contenente: tenda, sacco a pelo, materassino, torcia, indumenti pesanti pile/soft shell/guanti/berretto/scarpe da trekking, bagno schiuma, accappatoio, infradito e cibo in scatola per i circa 12 giorni previsti di safari nella savana africana… dimenticavo.. macchina fotografica nuova di zecca con teleobiettivo 18/200 mm.

Con un volo di una compagnia locale e non senza qualche patema d’animo, siamo  atterrati  nello Zimbawe dove per prima cosa abbiamo visitato le Cascate Vittoria.

Lungo percorsi sterrati  abbiamo così ammirato l’ imponente massa d’ acqua marrone scaturita dal fiume Zambesi, lungo il confine con lo Zambia, che produce nuvole di vapore acqueo che, attraversate dai raggi del forte sole africano, determinano incredibili arcobaleni.

A bordo di fuoristrada 4×4 guidato dalla nostra guida locale Othi, ci siamo diretti poi verso il confine con il Botswana e verso la Kasane Forest Reserve.

Qui abbiamo avuto la prima esperienza della notte in campeggio nel pieno della natura, ignari di quello che ci circondava.

Solo il mattino seguente abbiamo scoperto di aver montato l’ accampamento proprio sopra ad un termitaio e che gli strani rumori uditi nottetempo, altro non erano che versi degli ippopotami posizionati vicino a noi. Allo stesso tempo abbiamo appreso che l’ ippopotamo è considerato l’ animale più pericoloso tra quelli presenti in zona!

I parchi che abbiamo visitato durante i successivi 12 gg sono stati il favoloso Chobe National Park, immenso e popolato da incredibili quantità di animali, comprendente la Savuti Reserve e la Moremi Game Reserve, il Delta dell’ Okawango e  infine il Makgadikgadi Pans National Park con Kubu Island.

In tutto questo vagare abbiamo incontrato solo due villaggi, la città di partenza Kasane e Maun.

Tutto il resto del tempo è stato trascorso nella natura più selvaggia, seguendo i ritmi del sole e degli animali e osservando scrupolosamente le indicazioni della nostra guida armata.

Ricordiamo ancora le indicazioni ricevute la prima sera giunti presso il camp- site: “ora disponiamo l’ auto e la dispensa, montiamo le tende prima che cali il sole e procuriamo legna per il fuoco, dopo di che accendiamo il falò che dovrà restare acceso sino al momento di andare a dormire. Se durante la cena vedrete nel buio dei pallini gialli ondeggianti, non preoccupatevi, sono gli occhi dei leoni che sono venuti a dare un’ occhiata. Una volta entrati in tenda non uscite sino al mattino o sino a che io vi avrò assicurato che il campo è libero. Se sentite rumori fuori dalla tenda non muovetevi e soprattutto non urlate per non attirare attenzione.”

A parte la prima notte un po’ agitata abbiamo capito subito che avremmo vissuto un’ esperienza unica e che non avremmo avuto di che preoccuparci.

Gli animali selvatici sono abitudinari e come spesso accade in natura, rispettando semplici regole basilari non si corrono rischi, diversamente se ci si improvvisa esploratori o ci si  posiziona lungo i loro percorsi di caccia o per la ricerca dell’ acqua, allora possono sorgere seri problemi.

La notte nella savana non era mai silenziosa, si udivano in lontananza i ruggiti dei leoni a caccia o le “risate” delle iene in perlustrazione, tutto questo invece che preoccupare ci procurava compagnia e cullava dolcemente il sonno.

A procurare più fastidio era invece la notevole escursione termica, con temperature che passavano dai 2 gradi centigradi della notte ai 34 gradi del pieno pomeriggio.

La doccia consisteva in una sacca forata appesa ad un albero con vista sugli elefanti al pascolo. Anche se molto spartana vi assicuriamo che era decisamente molto meglio di quelle trovate in molti alberghi con tendine di plastica piene di muffa e tremolanti luci al neon.

Le uscite per l’ avvistamento degli animali, dette game-drive, venivano generalmente effettuate all’ alba ed al tramonto in modo da approfittare dei momenti preferiti dagli animali per la caccia o per la ricerca di acqua. Il resto della giornata veniva perciò dedicata all’ ozio, al riposo  o ai trasferimenti.

Abbiamo avvistato ogni sorta di animale selvatico: facoceri, iene, babbuini, coccodrilli, leopardi, giraffe, zebre, gazzelle, orici, licaoni, ippopotami e manguste.

Ma soprattutto abbiamo avuto la fortuna di avvistare 4 dei noti Big Five, ovvero i 5 animali più pericolosi e rappresentativi: Elefante, Leone, Leopardo e Bufalo.

Ci manca il rinoceronte, vorrà dire che torneremo.

baobab botswana
Baobab Botswana

Se hai deciso che questo è il viaggio che fa per te e desideri avere ulteriori informazioni più dettagliate, puoi inserire un tuo commento a questo articolo oppure puoi inviare la tua richiesta via mail all’ indirizzo del blog: diariodibordo3@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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